La crisi di Sigonella

2 maggio 2024 di Andrea Lazarev

[ARTICOLO IN COSTRUZIONE]

Achille Lauro

La crisi di Sigonella apre ad una tensione fra il nostro paese e gli Stati Uniti d’America, unico caso avvenuto dal dopoguerra, in cui il governo italiano si è messo di traverso agli affari americani, seppur riguardo a dei fatti avvenuti nel territorio italiano, precisamente a Sigonella, nella Sicilia mediorientale, ove sorge un’importante base portuale e militare statunitense della Naval Air Station, installata secondo gli accordi NATO del ’51.

Ma veniamo ai fatti; il 7 ottobre del 1985 una squadriglia di terroristi islamici riesce ad agganciare la nave da crociera “Achille Lauro” e a porla sotto sequestro, finché giunge a Roma il segnale radio di richiesta di soccorsi navali presso il Ministero degli esteri, alla personalità di Giulio Andreotti che emana a quel punto un’unità di crisi in seguito all’allarme. La volontà dei terroristi, proveniente dalla Palestina, era quella di ottenere lo scagionamento dei loro “fratelli” prigionieri in Israele, e non avrebbero acconsentito ad alcuna negoziazione di compromesso.

n questa situazione drammatica e alquanto delicata, il presidente del consiglio italiano, Bettino Craxi, sceglie la via della trattativa con i terroristi, per mezzo di intermediari in contatto con il governo egiziano, al fine di esaudire le loro richieste e ridare la libertà ai connazionali fatti ostaggio sull’Achille Lauro, in momenti di paura e concitazione, ma questo atteggiamento patrocinante del governo italiano, non venne digerito da Washington, che inviò subito una comunicazione in cui si chiedeva perentoriamente di terminare la mediazione.

La vicenda in ogni caso ha un risvolto confortevole, quando in seguito alla promessa dell’Italia di garantire una pronta via di accesso alla testa della milizia terroristica, la nave Achille Lauro viene rilasciata, non senza però che tutto fosse andato per il verso giusto, infatti seppur non fosse avvenuta alcuna strage di civili, sembrò che un passeggero americano, di nome Leon Klinghoffer, venne ucciso a bordo della nave e il cadavere gettato in mare, di conseguenza Craxi, giungendogli notizia del reato, richiese immediatamente l’estradizione dei palestinesi incriminati per poter istituire un processo, il presidente degli USA Reagan apprese la notizia con ira, e mentre i palestinesi erano decollati in Egitto, richiese al governo tunisino di bloccare l’atterraggio dell’aereo diretto a Tunisi, infine il dirottamento dell’aereo avvenne proprio per mano dell’Air Force, disponendo dei caccia che avevano l’obiettivo di fare atterrare l’aereo proprio a Sigonella; il governo italiano, conscio dell’operazione americana, provò ad avere voce in capitolo chiedendo la consegna dei soggetti alle autorità italiane, per portarli a processo sotto tribunale italiano, naturalmente però, le intenzioni americane erano altre e respinsero qualsiasi richiesta, scatenando una tensione fra i due Stati che già si era alimentata fin dal post sequestro della nave.

Allo scalo italiano dell’aereoporto i carabinieri circondano l’aereo con a bordo i palestinesi, ma si apprestano anche i marines sul posto a voler occuparsi loro delle detenzione del mezzo, fin quando arriva loro l’ordine di lasciare che se ne occupassero le autorità italiane, dopo un lungo tira e molla fra il governo italiano e americano, culminato anche con una telefonata fra i presidenti Craxi e Reagan; si decise per dare il nullaosta all’Italia, così i responsabili del commando accusati dell’omicidio vennero sottoposti a detenzione presso il carcere di Siracusa in vista del processo giudiziario.

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